Trevignano e il Palio del "Batar Panoce"
DALLA NOIA CON AMORE
Fin dal 1991 a Trevignano (TV) nel mese di giugno si corre il Palio El batar panoce, una manifestazione tra borgate e frazioni per rivalutare sportivamente la tanto vituperata sgranatura a mano delle pannocchie di mais.
Ed ecco che, soprattutto in questo periodo di Covid, l’evento può insegnarci qualcosa sulle tradizioni del nostro passato da riscoprire e coccolare.
UNA NOIA VITALE
È un palio nato per prendersi una piccola rivincita sui lunghi momenti passati chiusi in casa. E potrebbe sembrare qualcosa di molto azzeccato in tempo di Corona virus, ma nella città veneta sono 30 anni che perseguono tale sacrosanta missione. Questo perché, fin dalla prima edizione, l’obiettivo degli organizzatori è sempre stato di valorizzare un’operazione agricola ripetitiva e considerata poco onorevole.
A differenza infatti della trebbiatura del grano e del suo battere il frumento sull’aia, lo sgranare il granoturco non rappresentava di certo un momento di festa. Invece della compagnia e della luce del sole estivo, il batar panoce veniva svolto in autunno e inverno, in un esercizio di monotonia solitaria da relegare agli ultimi degli ultimi come ragazzi e donne.
Tuttavia l’ingrato compito di girare, girare e ancora girare la manovella era paradossalmente di vitale importanza. Ogni chicco perduto diveniva un seme in meno per il successivo anno e, soprattutto, meno farina da mescolare nel paiolo per la polenta.
Una pietanza fondamentale per il povero contadino da quasi quattro secoli, forse addirittura più del pane.
BORGATE E FRAZIONI, PALIO E SUPER PALIO
E così a Trevignano si è deciso di esaltare la vita agricola.
Tra sfilate, incontri ed eventi, il mondo contadino di una volta torna in auge, celebrato adesso alla luce del sole di giugno.
La competizione vista da fuori sembra molto semplice: sgranare il maggior numero di pannocchie in un determinato tempo.
La fredda definizione però non riporta la fatica dei componenti di ogni squadra, dal pazzo alla ruota del meccanismo a chi si occupa del flusso di pepite di mais in uscita per non perdere nemmeno un semino impazzito. Altro che noiosa monotonia, qui siamo al limite dell’alienazione da trance agonistica!
Per non parlare di coloro che fanno avanti e indietro, portando il materiale. Correndo a riempire la cesta di pannocchie per poi scattare a passare il prezioso carico ai compagni. Andando e tornando, correndo e riempiendo, correndo e svuotando.
Ed ecco finire il tempo. Le borgate di El Borgo, Campagna, Tre Forni, Via Alta, Zapparè e Piazza si sono sfidate nel Palio del Batar Panoce, mentre nel Palio Comunale si sfidano Trevignano e le sue frazioni di Falzè, Musano, Signoressa. I vincitori delle due prove si contenderanno il Super Palio.
MA NON SI CORRE!
Se vuoi dire che ti aspettavi una vera e propria corsa invece di un continuo avanti e indietro, non so cosa dirti. In fondo, puoi sempre evitare di “abbassarti” ad essere tanto rapido e scattante, ma poi non ti lamentare quando i sacchi di chicchi della tua borgata/frazione saranno più leggeri.
Considera inoltre che i giovani di Trevignano hanno partecipato nel 2019 alla prima edizione del Palio del Centenario di Montebelluna (TV), una manifestazione legata al locale Palio del Vecchio Mercato. E lì sì che si corre, portandosi dietro per 2 km soltanto un carro di 400 kg.
Hai pienamente ragione invece se il “Ma non si corre!” non nasce dal trovare Trevignano in Folle di Corsa, ma dall’annullamento dell’edizione 2021.
La pandemia da due anni sta azzoppando tradizioni sportive ed eventi culturali, in una saggia decisione dolorosa che meriterebbe un post tutto suo per essere esaminata e contestualizzata al meglio. Mentre però andiamo verso la fine di questo lungo incubo, il tentativo di Trevignano di ricominciare lasciando da parte per il momento solo la sportività goliardica è da encomiare.
Quindi sì, quest’anno il Palio del Batar Panoce non si disputerà, ma alcuni eventi di contorno saranno comunque realizzati con le doverose precauzioni. Perché nemmeno il covid riuscirà a chiudere nuovamente l’anonimo sgranatore di mais nella sua solitaria e monotona tristezza.
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