Le Batterie di San Severo
UNA DEVOZIONE ESPLOSIVA Ecco il nostro test di Rorschach, le nostre macchie da psicologo alle quali devi attribuire un significato.
In Folle di corsa e nella Festa del Soccorso di San Severo (FG) vedi solo stranezze e pazzia? Male. Delle giornate a cavallo della terza domenica di maggio io vedo soprattutto la devozione delle folle, delle migliaia di sanseveresi accorsi ad onorare la loro patrona.
E ogni rione dedica alla Madonna nera una batteria (serie di ritmati e coloratissimi fuochi pirotecnici a terra), in cui tanti devoti particolari, i fujenti, vi si buttano a capofitto.
Per correrci accanto e dimostrare la loro fede.
FESTA DEL SOCCORSO Eppure, prima di così tante attenzioni, la statua della Madonna nera del Soccorso giunse a San Severo in punta di piedi.
Arrivò in città nel XVI secolo, grazie agli Agostiniani. Il suo culto però stentò a decollare, forse a causa del comprensibile spazio dedicato ai locali patroni San Severo Vescovo e San Severino Abate. Poi, nel corso del Settecento, fu portata in processione per i campi e fece terminare una grave siccità. Da allora conquistò i cuori di San Severo, che le dedicarono sempre più spazio, fino ad elevarla a co-patrona e ad onorarla con la Festa del Soccorso.
La vigilia della terza domenica di maggio, la statua della Madonna è riccamente vestita, ingioiellata, incoronata e posta sopra ad una preziosa portantina. Il mattino seguente, tra due ali di folla e in spalla alle varie confraternite, escono dalla Cattedrale le statue degli angeli, di San Severino Abate, di San Severo Vescovo e, infine, la Madonna del Soccorso.
La processione dura 6 ore, percorrendo le vie del centro storico e l'intero anello viario che ricalca le antiche mura medievali, ormai scomparse. In ciascun rione la Madonna si ferma per assistere alla batteria organizzata dal quartiere e ad ogni corsa dei fujenti.
Ma non è finita qui. Questa costante alternanza di calma della processione e caos delle batterie torna il giorno dopo, lunedì, in modo da poter toccare tutti i 23 rioni e godersi ogni singola batteria di fuochi.
LE BATTERIE ALLA SANSEVERESE Devi sapere che le batterie nascono per santificare le feste.
Composte da lunghi filari di cartucce sapientemente collegate ad un'unica miccia per creare sinfonie di suoni, luci e colori, sono un marchio di fabbrica di San Severo fin dall'epoca barocca. Sono attestate per la prima volta nel 1707, in un documento del clero cittadino che invitava a solennizzare co' ogni pompa possibile per maggior aumento e devotione di essa Santissima Vergine, con sparatorii. E nel 1748 altri scritti ecclesiastici descrivono la gioiosa accensione di enormi batterie da cinque mile botti per le strade e davanti alle chiese in occasione delle festività religiose. Ecco i precursori degli odierni spettacoli pirotecnici tipici di Ferragosto, delle feste patronali e dell'ultimo dell'anno.
Con, ovviamente, qualche differenza significativa.
A San Severo ciò avviene a 1-2 metri sopra la testa della gente, in una serie di piccole esplosioni montate ad arte. In una tradizione secolare che ha reso la città pugliese leader indiscussa nella produzione pirotecnica.
E quind, quale modo migliore per festeggiare e ringraziare Colei che protegge la città se non offrendole il miglior prodotto del suo territorio?
IL PALIO DELLE BATTERIE 23 rioni e 23 batterie, tutte diverse per potenza, ritmo, giochi di colore. Per scegliere la più bella esiste dal 2004 il Palio delle batterie, il cui principale riconoscimento è poter sfoggiare, al centro del rione e fino alla Festa del Soccorso successiva, il Palio raffigurante la Madonna nera. Le batterie in gara sono esaminate da una giuria di esperti che deve tener conto di numerosi parametri tra i quali gli effetti sonori e visivi, l'allestimento scenografico, l'assenza di interruzioni, ecc.
Inoltre anche l'intera cittadinanza ha voce in capitolo, grazie al voto via SMS o web.
I FUJENTI E a votare sono soprattutto le folle di corsa, i migliaia di fujenti (fedeli-corridori) che ogni anno, da inizio Novecento, non scappano all'accensione delle batterie, ma vi corrono accanto. Perché?
Semplicemente sono giovani devoti che si godono per intero la Festa con il pensiero fisso alla Madonna del Soccorso che, poco distante, li sta benedicendo.
Fuoco, calca, rumore, luce, fumo, velocità e, a parte qualche felpa bruciacchiata, mai nulla di grave.
Aiutati che il ciel ti aiuta, si dice. E per aiutarsi e aiutare i fujenti hanno le loro regole.
Prima di tutto la regola d'oro, dal quale discendono tutte le altre: ricordati che è una festa religiosa. Niente pensieri, parole, opere o azioni sconvenienti.
Mai intralciare la processione mentre ci si sposta da una batteria all'altra, mai spingere gli altri, mai mettersi in pericolo avvicinandosi troppo alla batteria o toccandola dopo la serie di esplosioni.
Vietare ai più piccoli di correre, studiare per tempo ogni batteria, aiutarsi a vicenda, consigliare i nuovi o i turisti.
Mentre si corre si è un tutt'uno. Si diventa una comunità in movimento fluido, incappucciata, con un fazzoletto su naso e bocca, un braccio a coprire la testa e l'altro sulla spalla del fujentes davanti.
In quel momento non ti importa della nostalgia o dei bei tempi andati quando le batterie, create dal mitico Ndondone, erano molto più forti di adesso. E non c'è tempo per ricostruire nella mente i numerosi e fallimentari tentativi di eliminare, amputare o stravolgere la tradizione.
Ogni fibra del tuo corpo è rapita dal movimento, dal ritmo di esplosioni sempre più veloce, sempre più sincopato. Finché arriva il potente botto finale che dopo tanto correre viene evidenziato dal collettivo urlo di gioia e liberazione di tutti i fujenti.
E poi via verso la batteria successiva, con lo sguardo fisso alle statue di San Severino Abate, San Severo Vescovo e della Madonna nera.
Perché San Severo è la Festa del Soccorso e la Festa del Soccorso sono le batterie.
Dopo la pubblicazione di questo post, l'Associazione ProCivitate San Severo mi informa che già in un documento datato 1618 si parla di qualcosa di molto simile alle batterie. In questo anno i sanseveresi, per ringraziare San Sebastiano di averli salvati dagli invasori, festeggiarono anche con "spari".
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