Pacentro e la Corsa degli zingari
NON TI E' BASTATA LA SERRA SAN GIACOMO? Altri 7 giorni e verrai soddisfatto, con la Corsa degli zingari di Pacentro (L'Aquila).
Come a Salvitelle (vai a Serra San Giacomo: la sfida di Salvitelle), si corre a piedi nudi giù da una montagna per concludere la secolare competizione in una chiesa del borgo. Ma le somiglianze con la corsa campana finiscono qui.
Ecco un breve documentario sulla Corsa degli zingari.
GLI "ZINGARI" Ovviamente, il termine che identifica i corridori non ha nulla a che spartire con il significato odierno. In dialetto locale zingareun indica chi cammina a piedi nudi. Eppure, collegata a questa prima definizione ne esiste una seconda, molto più antica e soprattutto ancor più importante per noi.
Infatti, in piena età moderna, era denominato zingaro colui che, strangolato dai debiti, si vedeva spogliato di tutti i suoi beni, compresi i vestiti e le calzature che venivano strappati pubblicamente allo sfortunato, in una consuetudine riscontrabile anche altrove.
Da qui il proverbio ha rmaste zínghere e nnude o, in italiano, il noto è stato spogliato di tutto ... perché questi poveretti divenivano reietti scalzi, senza arte economica né parte politica.
IN CERCA DELLA REDENZIONE Ma cosa c'entra tutto questo con la corsa? Ogni anno, il feudatario di Pacentro, era solito organizzare questa spericolata prova di velocità per regalare al vincitore lu 'bbalie (il palio), cioè un pezzo di stoffa preziosa, orgogliosamente mostrato dal primo arrivato a tutta la gente di Pacentro. Tale premio sarebbe servito per confezionare un abito.
Così, dopo l'umiliante svestizione pubblica e l'ardua gara scalzo, lo zingaro vincitore riotteneva davanti a tutti l'onore e il rispetto perduti, con forse anche qualcosa in più. Perché l'ex-reietto, in una tradizione proseguita fino a qualche decennio fa, acquistava talmente tanto prestigio da divenire un partito molto ambito tra le ragazze del paese.
563 EDIZIONI CORSE Più la prossima. E il conteggio parte dalla notizia che nel XV secolo Jacopo Caldora (capitano di ventura e signore di Pacentro), oltre a premiare il primo con il Palio, considerava il vincere quest'aspra corsa una sufficiente prova di coraggio per entrare tra le fila del suo potente esercito mercenario. Da notare però che questa è una attestazione di un qualcosa già esistente.
D'altronde, vi sono concrete possibilità che la Corsa degli zingari abbia origini preromane, con scopi propiziatori per i raccolti e l'allevamento (termine del ciclo agricolo e partenza del pastore transumante). Poi i romani, i longobardi, il medioevo e, infine, la Madonna di Loreto.
LA MADONNA DI LORETO Per secoli disputata nel giorno a Lei dedicato (8 settembre), la Corsa degli zingari ora è disputata la prima domenica di settembre. E la partenza della gara è in prossimità a quella Pietra Spaccata (oggi Tricolore) di Colle Ardingo dove la tradizione afferma abbiano fatto tappa gli angeli portanti la Santa Casa della Madonna nel loro lungo tragitto dalla Terra Santa fino a Loreto Marche.
Dopo i fuochi d'artificio, sono i rintocchi incessanti delle campane della chiesetta di Pacentro dedicata alla Madonna di Loreto a dare il via. Il suono martellante accompagna i corridori scalzi lanciati a tutta velocità giù per i sentieri sassosi accuratamente studiati nella lenta ascesa dei concorrenti verso la Pietra Spaccata. Sempre la chiesa è punto d'arrivo della corsa dove, una volta giunti tutti gli zingari, le porte si chiudono per qualche minuto permettendo le prime cure a tanti piedi martoriati e un ringraziamento alla Madonna di Loreto che da sempre protegge i concorrenti evitandogli gravi conseguenze.
Dopo i fuochi d'artificio, sono i rintocchi incessanti delle campane della chiesetta di Pacentro dedicata alla Madonna di Loreto a dare il via. Il suono martellante accompagna i corridori scalzi lanciati a tutta velocità giù per i sentieri sassosi accuratamente studiati nella lenta ascesa dei concorrenti verso la Pietra Spaccata. Sempre la chiesa è punto d'arrivo della corsa dove, una volta giunti tutti gli zingari, le porte si chiudono per qualche minuto permettendo le prime cure a tanti piedi martoriati e un ringraziamento alla Madonna di Loreto che da sempre protegge i concorrenti evitandogli gravi conseguenze.
Ed è ancora Lei la destinataria dei grandiosi festeggiamenti pacentrani che culminano proprio con quegli 800 metri circa di ripida discesa e faticosa salita verso la chiesa del borgo. Il luogo che ogni zingaro vuole raggiungere per primo, tanto da non risparmiare "cortesie" agli avversari. Stringendo tra i denti un foulard per aiutarsi a sopportare il dolore ai piedi.
E la folla è partecipe, perché da giorni non si parla d'altro se non di strategie, condizioni, beniamini.
E la folla è partecipe, perché da giorni non si parla d'altro se non di strategie, condizioni, beniamini.
Tra abitanti, emigrati pacentrani e turisti sono sempre migliaia quanti attendono con ansia lo spalancarsi delle porte della chiesa per rendere omaggio al vincitore della Corsa degli zingari che, in spalla ad amici e seguito dagli altri corridori, verrà portato in tripudio per le vie di Pacentro. Facendo bella mostra del Palio appena conquistato.
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